martedì 9 marzo 2010

Sull'impartizionabilità della Palestina

Per prima cosa, sarebbe un grave errore pensare che nella "moderna" Palestina la popolazione non-ebraica sia interamente araba: se pure non vi fosse stato nemmeno un ebreo - ed a quanto pare ce n'erano da molto prima del sionismo - quella terra sarebbe comunque stata a tutti gli effetti un bel melting pot ante litteram; del resto, essendo invalsa la prassi, da parte degli inventori di religioni, di proclamare Gerusalemme città santa (vedi a margine la scazzottata tra clerici avvenuta pochi anni fa nella basilica del Santo Sepolcro), la tal cosa appare inevitabile.
L'immigrazione ebraica funzionò ad ondate; una delle più importanti la si ebbe effettivamente negli anni '30; ma ciò non toglie che già da tempo ed in diverse regioni gli ebrei si ritrovavano ad essere in numero pari o addirittura superiore rispetto a quello dei musulmani (vedi per es. proprio Gerusalemme, almeno a partire dalla fine dell'800).
Con l'entrata in vigore del mandato, le quote dell'immigrazione ebraica furono "gestite" dai britannici; con difficoltà enormi, sia intrinseche, sia perchè indie busillis il contesto interno ed internazionale pare fosse abbastanza problematico; sarebbe comunque scorretto pensare che sionismo e mandato siano andati sempre d'amore e d'accordo: i contrasti ci furono, anche molto aspri (vedi i numerosi attentati di inedita ferocia che i britannici subirono da parte di diverse formazioni indipendentiste ebree). Peraltro, immediatamente prima della presentazione del piano di partizione, fu proprio un episodio di respingimento (la Exodus) a creare, nell'opinione pubblica internazionale, un moto di simpatia verso la causa ebraica.
In ogni caso l'insediamento non fu imposto coi carri armati: case e terreni per gli ebrei furono acquistati dall'Agenzia Ebraica, dai Rotschild o da altre associazioni filantropiche; si sa con discreta certezza che già nel '45 gli ebrei possedevano circa la metà delle terre delle zone urbane e dei villaggi.
Il primo punto problematico del piano di partizione fu proprio che in Palestina, a fronte di enormi regioni interamente incolte, c'erano relativamente poche zone abitate, ed in un gran numero di queste ebrei ed arabi erano concentrati spalla contro spalla in numeri del tutto confrontabili; l'immigrazione ebraica aveva col tempo permeato tutta la zona che dal lago di Tiberiade scende lungo la costa del Mediterraneo; così nel dopoguerra i due popoli non erano più separabili, quantomeno non compatibilmente con l'opzione che ognuno conservasse la propria casa (magari qualche città la si sarebbe potuta berlinizzare... e già non si sta parlando di un'idea brillante). Gli inglesi questo lo sapevano bene - non a caso avevano già elaborato piani che prevedevano trasferimenti di massa - e forse lo sapeva bene anche l'UNSCOP quando premetteva di aver lavorato sin dall'inizio con la coscienza che nessun piano sarebbe potuto essere pienamente soddisfacente per entrambi.
Il secondo punto problematico fu la suddivisione in sè; il dato spesso tirato in ballo è che ad un terzo della popolazione fu data più della metà delle terre; il dato andrebbe innanzitutto contestualizzato storicamente: le previsioni erano quelle di un'enorme ondata di nuovi immigrati ebrei, e si sa che una volta che dei confini sono fissati, li si sposta solo a suon di projettili; il dato andrebbe anche contestualizzato geologicamente: il 40% dello stato ebraico era il deserto del Negev (certo oggi si sa che è ricco di materie prime, ma l'idea che quelli dell'UNSCOP potessero saperlo già nel '47 mi pare improbabile), mentre tutta l'acqua andava agli arabi; la vera iniquità probabilmente era un'altra: l'assegnazione dei 2/3 della costa mediterranea agli ebrei.
Il terzo punto problematico fu la legittimità dell'operazione da un punto di vista meramente giuridico (ivi compreso il valore legale della risoluzione 181, la cui approvazione richiese una maggioranza di 2/3); sulla questione vengono sollevate parecchie eccezioni, la gran parte delle quali mi pare "sacrosanta"; però per argomentarne con piena cognizione di causa sono necessarie competenze tecniche che non ho.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ah-ah, beccato. E aggiunto ai feed.

Un saluto - per ora; passerò a breve a dare un'occhiata a queste lande, che già ho seguito il bello scambio di cortesie latine tra te e il Bubbo.

atlantropa ha detto...

Ciao, solo una precisazione ad ridimensionandum: questo non è davvero un blog, o meglio lo è solo in senso etimologico; è un deposito utilizzato una tantum per stockare roba che altrove sarebbe stata crassamente off-topic.

Questo post, per esempio, assieme al precedente, origina da una ""discussione"" avvenuta da Leonardo.
Da lui capita sovente di disputare di Israeli e Palestine. Sfortunatamente il suo punto di partenza è questo; in effetti al momento tutto ciò che puoi trovare in queste pagine è nient'altro che un'affrettata contestazione di quel punto di vista.

Corollario: un mio eventuale prossimo ""post"" qui potrà essere pubblicato magari tra un anno, e magari ripeterà pure la solita abusata filastrocca...

Per contro, sarei contento se volessi attenzionarmi il Bubboni; personalmente temo di capire solo una metà scarsa dei suoi oracoli, ma tanto mi basta per restarne ammirato - nel senso di come si possono ammirare certi passaggi di Chaplin o di Zappa.